IL CAFFE'  

testo e musica di Umberto Fiori e Pino Martini

Da quel punto di osservazione si dominava la trincea.
Da ore e ore stavamo in agguato il mio soldato e io,
rigidi, come in apnea.

Vista così, la postazione che martellava sempre su di noi
era solo un fosso di schegge, di buio e topografia
tavole, polvere, poi

verso l’alba laggiù,
sotto di noi,
voci tedesche,
tintinnio di gavette piatti e
marmitte:
è la corvée del caffè.

Dietro la montagna la luce del giorno ora veniva su.
Erba rocce fango, cannoni, borracce e biancheria
sempre più chiari, laggiù.

Mestoli bottoni scarponi pidocchi angoscia ed allegria.
Là eccolo là il nostro nemico: uomini come noi
né disertori né eroi.

Chiacchieravano calmi, come sefosse lontano il pericolo.
Nasi e mustacchi, sonno e nostalgia
dentro il loro caffè.

Senza nessuna fretta, io
carico, punto un ufficiale.
Lui si accende una sigaretta.
Dico al mio caporale:
“Non vuoi sparare tu?”
Gli passo il fucile.
Lui mi fa segno di no,
senza parole.
Prende l’arma, zitto, e guarda via.
Posa il fucile, e guarda via.

Senza un fiato ci siamo alzati e
siamo tornati al reparto.
Voci, suoni, profumo: anche da noi
era pronto il caffè.